ISSCON, Istituto Studi sul Consumo, ha organizzato una giornata dedicata alla corretta applicazione della TARI lo scorso 16 gennaio presso l’Auditorium del GSE di Roma.
Nel corso del Convegno è stato presentato il Rapporto sulle Politiche Tariffarie e sul Servizio dei Rifiuti nella Distribuzione e nei Servizi.
A parlarne i Rappresentanti del Ministero Ambiente, del GSE, di Utilitalia di Anci Ifel Confcommercio, Confesercenti, Anea.
Il Rapporto è stato presentato da Mauro Zanini Direttore Ricerche Isscon.
La Tavola Rotonda è stata moderata dal Presidente Isscon Rosario Trefiletti, per Confesercenti è intervenuto Gaetano Pergamo Responsabile dell’Area Energia Ambiente.
Dalla ricerca ISSCON sulla TARI emerge che la gestione dei rifiuti in Italia riguarda un settore la cui produzione annua tende a calare. Nel 2015 sono stati prodotti 29,5 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, con una diminuzione dello 0,4% rispetto all’anno precedente. Una riduzione complessiva, rispetto al 2011, di 1,9 tonnellate pari al 5,9%. A calare maggiormente è il Centro Italia (-0,8%) che in valori assoluti produce 6,6 milioni di tonnellate, mentre il Nord si mantiene sulla media nazionale -0,4% con un quantitativo prodotto pari a 13,7 milioni di tonnellate. Al Sud la produzione si contrae dello 0,2% (9,2 mil. ton.). La produzione pro capite dei rifiuti è di 487 chili per abitante (494 al Nord, 543 al Centro e 442 al Sud) a fronte di una media europea dei 28 Paesi di 481 kg/abitante. Nel 2015 la raccolta differenziata ha raggiunto il 47,5% della produzione nazionale con un aumento del 2,3% sul 2014 superando i 14 milioni di tonnellate. Il miglior risultato lo si registra al Nord con il 58,6%, il 43,8 al Centro e il 33,6% per il Sud e le Isole, dove pare si segnalano realtà molto virtuose. Durante il periodo 2010-2015 la percentuale di raccolta differenziata è aumentata mediamente del 30%.
Questi dati risentono della recessione e di una cultura e processi più attenti nel produrre meno rifiuti. Il settore della raccolta differenziata si sviluppa in 463 aziende di cui il 71% Monoutility le restanti Multiutility che occupano 81.000 addetti con un fatturato di 10,3 mld di euro annui. La somma dei 10,3 mld di euro è quanto pagano complessivamente, in un anno, le utenze domestiche e non domestiche degli 8000 Comuni italiani. Un importo rilevante dove si registrano realtà efficienti ed altre meno, in un quadro di luci e ombre.
Nel suo intervento il Rappresentante Confesercenti ha richiamato l’attenzione sull’attualità della rilevanza della gestione dei rifiuti nel Paese e le molteplici valenze: dalla produzione, ai riflessi sull’economia, al peso crescente della tassa rifiuti; dalla vivibilità delle Città ai riflessi sul turismo fino alla nuova governance nazionale con un ruolo nuovo della Authority e dei corpi intermedi.
Il tema, dunque, ha molte declinazioni, senza dubbio il trattamento dei rifiuti e la necessità di dotare il Paese dell’impiantistica necessaria al trattamento, tutte scelte non rinviabili, ma dall’altra il contenimento e la riduzione della produzione dei rifiuti e quello della raccolta differenziata che riscontra grandi differenze territoriali. A queste tematiche si somma la giungla dell’imposizione TARI nei comuni, che risente, come emerge dalla ricerca, anche del grado di efficienza della raccolta differenziata, con punte significative di costo tra realtà virtuose e non. E ancora la sperimentazione della tariffa puntuale (TARIP), l’applicazione del pacchetto della Comunità Europea per contribuire e dare vita ad un economia circolare che trasformi tutto in risorse utili.
La TARI, peraltro, è uno dei temi centrali delle problematiche riguardanti la fiscalità locale che preoccupano, in particolare, le Categorie produttive e distributive, oltre quelle del turismo e dei servizi. Un costo che non può continuare la dinamica crescente degli ultimi anni e deve trovare un punto di stabilità facendo efficienza ed eliminando sprechi.
Nello specifico i punti critici per gli aspetti della fiscalità territoriale risiedono nella certezza da parte dei Comuni, preposti all’emanazione dei regolamenti attuativi, della tariffa e dei regimi strutturali ed agevolativi del tributo, della definizione di criteri oggettivi sulla base dei quali vengano detassate le aree produttive di rifiuti speciali, tossici o nocivi, o, in alternativa, lo scorporo del costo sostenuto dalle imprese per il conferimento dei suddetti rifiuti speciali, tossici o nocivi a ditte a ciò autorizzate fino a compensazione dei corrispondenti esborsi specifici oltre alla necessità di prevedere l’esenzione dal calcolo dell’imposta delle aree non produttive di rifiuti non essendo utilizzate per l’attività, essendo destinate a funzioni meramente accessorie, o allo scorporo dei periodi di inattività delle imprese legate a cicli stagionali.
Il costo dello smaltimento dei rifiuti speciali viene già sostenuto obbligatoriamente dalle imprese che lo affidano a specifiche aziende differenti dalle municipalizzate. La non previsione di un regime di esenzione per tali aree porterebbe inevitabilmente ad un meccanismo di doppia imposizione delle stesse. Su questo specifico aspetto l’ANCI, in quanto rappresentante dei Comuni, potrebbe e dovrebbe dare delle coordinate operative finalizzate a stabilire dei criteri omogeni non interpretabili che definiscano ed esentino tali aree ai fini TARI evitando scelte che nel tempo hanno generato un elevato contenzioso.
Tale attività di coordinamento potrebbe svolgere un’opera di armonizzazione dei criteri base della tariffa evitando che una diversa previsione dei regimi di esenzione dell’imposta a livello locale porti, per le piccole e micro imprese, ad una sperequazione nel trattamento tributario con dei conseguenti effetti negativi sulla ordinaria gestione delle aziende, in linea di continuità con quanto sancito dal legislatore nelle norme di previsione della TARI. Così come le politiche tariffarie locali – sulla TARI in primis – possono essere uno strumento utile per contrastare la desertificazione delle Città da un lato e la lotta agli sprechi alimentari. Su quest’ultimo aspetto è corretto prevedere fasce di detassazione TARI correlate alla quantità di prodotti avviate al recupero ai fini della donazione e, quindi, sottratta al conferimento al servizio pubblico di raccolta dei rifiuti. In questo modo si produce, e si incentiva, un atteggiamento virtuoso delle imprese e si rafforza il senso di comunità attraverso il contrasto allo spreco alimentare e non solo. Ma sono ancora molti i Comuni che non prevedono politiche di detassazione per i prodotti avviati ai canali di beneficienza.
Infine il modello di governance segnala l’insufficienza dell’attuale articolazione in molte parti d’Italia evidenziando che ipotesi di cogestione pubblico privato potrebbero in molti casi – non necessariamente – sempre – svolgere un servizio ausiliario utile.