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Obbligo di reso del pane fresco invenduto nella GDO

L’Antitrust multa sei catene della Grande distribuzione

Sanzionate le pratiche scorrette

Intervento duro dell’Antitrust verso la GDO sull’obbligo di reso del pane fresco rimasto invenduto, imposto dalle principali insegne della GDO ai propri fornai fornitori.

L’Antitrust ha concluso sei procedimenti, accertando la violazione normativa della condottai e comminando sanzioni per 680mila euro.

E’ quanto emerge dalla relazione annuale del presidente dell’Antitrust, Roberto Rustichelli.

Il Presidente Rustichelli in sostanza ha evidenziato che l’obbligo di reso è quello che impone al panificatore “di ritirare a fine giornata l’intera quantità di prodotto rimasta invenduta sugli scaffali, restituendo all’acquirente il prezzo corrisposto per l’acquisto”.

Il Presidente Rustichelli nel corso della sua prima relazione da Presidente dell’Antitrust, nella parte dedicata a “La tutela del contraente debole: piccole e micro imprese, pratiche commerciali sleali nella filiera agroalimentare e abuso di dipendenza economica “ ha messo in luce alcune pratiche che configurano l’abuso di dipendenza economico

Il Presidente dice nella relazione: “Altro fronte su cui l’Autorità sta intervenendo è quello del riequilibrio delle disparità che possono determinarsi nei rapporti commerciali tra una parte in grado di esercitare un potere contrattuale a detrimento di un contraente debole. Tale attività si basa primariamente sulla disciplina delle relazioni commerciali in materia di cessione di prodotti agricoli e agroalimentari; analogo obiettivo è sotteso alla disciplina volta a contrastare l’abuso di dipendenza economica. L’azione dell’Autorità nei mercati si estende, pertanto, dai grandi colossi dei mercati tecnologici, alle microimprese, in relazione a queste ultime contrastando comportamenti che altrimenti potrebbero determinarne l’uscita dal mercato. L’articolo 62 del decreto-legge. 24 gennaio 2012, n.1 (Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività) convertito, con modificazioni, dalla l. 27/2012, ha attribuito all’Autorità la competenza in materia di relazioni commerciali tra operatori della filiera agroalimentare, qualificando come illeciti amministrativi una serie di condotte abusive poste in essere nel contesto di rapporti contrattuali di cessione di prodotti agricoli e agroalimentari. La ratio della disciplina si ravvisa nella tutela delle piccole e medie imprese fornitrici di prodotti agroalimentari, dal lato dell’offerta, nei confronti di una controparte dotata di un maggior potere negoziale, dal lato della domanda.

Sulla base di tale disciplina l’Autorità- su istanza di Assipan– ha avviato 6 istruttorie nei confronti dei principali operatori nazionali nel settore della GDO (Coop Italia, Conad, Esselunga, Eurospin, Auchan e Carrefour) volta ad accertare eventuali pratiche sleali in violazioni dell’art. 62 del D.L. 1/2012.

In particolare, la condotta contestata consiste nell’imposizione, ai propri fornitori di pane fresco, dell’obbligo di ritirare e smaltire a proprie spese l’intero quantitativo di prodotto invenduto a fine giornata. La differenza di valore tra il pane consegnato a inizio giornata e quello reso a fine giornata viene poi riaccreditata al compratore della GDO sugli acquisti successivi.

La condotta si inquadra in una situazione di significativo squilibrio contrattuale tra le catene della GDO e le imprese di panificazione (imprese artigiane con pochi dipendenti). In tale contesto, l’obbligo di ritiro dell’invenduto rappresenta una condizione contrattuale posta a esclusivo vantaggio delle catene della grande distribuzione e determina un indebito trasferimento sul contraente più debole del rischio commerciale di non riuscire a vendere il quantitativo di pane ordinato e acquistato. La prassi descritta costringe i panificatori a farsi carico, oltre che del ritiro della merce, anche del suo smaltimento quale “rifiuto” alimentare, in quanto l’interpretazione comunemente attribuita alla normativa vigente impedisce qualsiasi riutilizzo del pane invenduto a fini commerciali e persino la sua donazione a fini umanitari con un elevatissimo spreco di prodotto, con ripercussioni anche sotto il profilo economico e ambientale.”