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Weekend 12-13 dicembre 2015

“Matisse e il suo tempo”, in mostra a Torino  

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A Torino presso Palazzo Chiablese il 12 dicembre si apre la mostra che vede come protagonista Henri Matisse. La mostra è intitolata “Matisse e il suo tempo”, e pone un forte accento sulla carriera di questo importante artista vissuto a cavallo tra l’Ottocento e Novecento. Il suo stile pittorico ha fatto si che lasciasse un segno indelebile nella storia dell’arte contemporanea, e la critica nel bene e nel male ha parlato molto spesso dei suoi lavori, rendendoli immortali e popolari fino ai giorni nostri.

Sapori di Natale: In Piemonte le tradizioni gastronomiche legate al Natale non sono molte, non esistono grandi cenoni e solitamente quello della Vigilia è di magro. Tra le più significative si segnala quella del cuneese, dove per Natale si usa mangiare un gallo, allevato appositamente per il Pranzo del 25 dicembre.
Un altro piatto molto interessante è costituito dalle cipolle ripiene di magro, he si gusta nella zona situata tra il Po e la Dogana (la vecchia Dogana che vi era un tempo tra il Piemonte e la Lombardia). Queste cipolle ripiene sono tipiche della cena del giovedì che precede il Natale, dove sono previste almeno sette portate.
Durante tutto il periodo natalizio si portano in tavola piatti festivi, ma non legati in particolar modo al Natale, fato salvo il Pranzo del 25 dicembre. Quel giorno non manca mai un primo di agnolotti ripieni di carne e verdure, il cappone lessato e accompagnato da una serie di salse: bagnetto verde, salsa alla senape, mostarda.
Nel vecchio Piemonte contadino c’era l’uso di mettere nell’acqua in cui cuoce il cappone un pugno di fieno raccolto a maggio, in segno di prosperità e fortuna.

 “Caino e Abele” in mostra a Ferrara

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Fino al 13 dicembre il Castello Estense di Ferrara presenta in anteprima assoluta il dipinto “Caino e Abele”, recentemente attribuito al periodo giovanile di Giovan Francesco Barbieri, detto Il Guercino. La presentazione del dipinto, che verrà collocato lungo il percorso museale, sarà accompagnata da una pubblicazione monografica sull’opera Caino e Abele che ripercorre e contestualizza la giovinezza del Guercino per giungere a un’analisi approfondita del dipinto in oggetto, attraverso una serie di riflessioni sulle influenze artistiche determinanti nei primi anni di attività del pittore e di parallelismi con opere d’arte documentate da lui realizzate nello stesso periodo.

Sapori di Natale: Per gli osservanti della tradizione del magro, in Emilia Romagna la cena della Vigilia prevede tortelli con ripieno di erbette, anguilla marinata e pesce fritto.
Il piatto tradizionale del Pranzo di Natale è il brodo dove annegheranno i cappelletti a Modena, i tortellini a Bologna e gli anolini a Parma, preceduto da antipasto di culatello e fiocchetto.
Le carni usate per preparare il brodo della festa costituiscono infatti il secondo per eccellenza: cappone, gallina, bovino e muscolo lessati con il cotechino, si servono accompagnati da erbe cotte, verdure in gratin, cavolo e la mostarda romagnola, che ha la consistenza di una confettura.
Nelle campagne riminesi, in molte famiglie povere e numerose, il cappelletto era un mito irraggiungibile almeno fino agli anni Cinquanta. Allora, nell’entroterra, il “sontuoso” menù, in versione popolare, prevedeva sempre il brodo, se si riusciva di cappone, ma con dentro i più semplici tagliolini. Minestra comunque gustosa e ricordata come meraviglia dei giorni di festa.
Per secondo ovviamente il bollito e, se c’era, il coniglio in porchetta, condito con finocchio selvatico. Quest’ultimo è ancora un piatto della tradizione natalizia, più diffuso nel Montefeltro e nella Romagna che guarda le Marche. Alternativa al coniglio è la faraona in umido, con alloro e olive, mentre il dolce romagnolo per eccellenza, l’unico, è la ciambella.
E’ il torrone, simbolo nazionale natalizio ancor prima del panettone, insieme alla “spongata” di Parma, ad allietare da sempre le tavolate delle feste delle famiglie emiliano-romagnole. In passato, quando anche la frutta era un lusso, la conclusione del più importante pasto dell’anno si faceva con arance, mele, caldarroste e lupini, il tutto innaffiato con il vino nuovo.

 A Napoli il capolavoro di Antonello da Messina

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Un arrivo eccezionale a Palazzo Zecallos: il Ritratto d’uomo, il capolavoro di Antonello da Messina sarà in esposizione alle Gallerie di Palazzo Zevallos Stigliano in via Toledo 185 a Napoli, dal 5 dicembre al 10 gennaio 2016, grazie a un prestito eccezionale del Museo Civico d’Arte Antica di Palazzo Madama a Torino. Questo capolavoro assoluto di Antonello da Messina dal titolo Ritratto d’uomo, famosissimo e conosciuto in tutto il mondo, va ad aggiungersi, sia pure temporaneamente alla bellissima collezione del museo che comprende anche l’ultimo capolavoro eseguito dal Caravaggio prima di morire.

Sapori di Natale: In Campania, il cenone della Vigilia di Natale è ricco e sontuoso anche nelle famiglie più povere. Spessissimo il primo è costituito dagli spaghetti con vongole, seguiti dal baccalà fritto e in umido, dal capitone fritto e dal fritto misto (carciofi, pane, fegato, cardi, ecc..). Solitamente le torte salate precedono i dolci, a partire dagli “struffoli”, le paste di mandorle, i “mostaccioli”, i “sussamieli”.
Il menù del Pranzo di Natale è decisamente libero, nonostante sia composto da piatti ricchi, ad eccezione del dolce che prevede ancora gli “struffoli” e di un’insalata della “di rinforzo”.
Il menù del Pranzo di Natale tipicamente tradizionale iniziava con le tagliatelle all’uovo, prima del piatto forte che era la tacchina al forno con patatine novelle. Poi il momento del vero trionfo era la frittura: panzarotti, sfogliatelle di ricotta, fegatini, cervello, animelle, mozzarelle, scarola, pizzelle all’uovo, dadi di polenta, carciofi, funghi. Una grande avventura, che si chiudeva con finocchi e ravanelli conditi con olio, sale e pepe. E per finire i dolci: struffoli nel croccante, pasta di mandorle, torroncini, roccocò, raffioli, susamielli.