Necessari interventi o imprese a rischio
“L’aumento dei costi energetici aggiunti a quelli del grano e delle materie prime è diventata insostenibile per le nostre imprese di panificazione. O le istituzioni danno un segnale con interventi di calmierazione e sgravi o molte aziende della panificazione rischiano di chiudere”.
È un nuovo grido d’allarme quello di Davide Trombini, Presidente di Fiesa Assopanificatori Confesercenti che registra come negli ultimi 6 anni il settore abbia subito una perdita superiore a 3 mila e 700 imprese e una riduzione della spesa media mensile di una famiglia per pane e cereali scesa a 76 euro, quella esclusivamente relativa al pane a 21,8, equivalente a una spesa giornaliera di circa 5 euro.
“A pesare negativamente sulla performance sono state soprattutto le vendite del pane – continua Trombini – con una spesa in flessione del 2,2% e l’inevitabile perdita del segmento dei dolci da ricorrenza, che a seguito di una Pasqua ed un Natale in “distanziamento” ha accusato perdite di fatturato superiori al 12%. Contrazioni si sono registrate per tutti quei prodotti che trovavano sbocco attraverso i canali Horeca (pizzerie soprattutto, ma anche pasticcerie). In questo quadro, si aggiungono gli aumenti delle materie prime, dei costi energetici e del costo del lavoro, considerato che il settore è chiamato a rinnovare il CCNL. È un insieme di elementi che rischiano di farci saltare. Il 2021 è stato un anno caldo sul fronte dei prezzi del frumento. Una dinamica sostenuta che ha portato i prezzi ai livelli record registrati durante la fiammata del mercato nel 2008. I prezzi all’ingrosso delle farine di grano tenero sono in costante aumento e chiudono l’anno (i mesi di novembre e dicembre) con incrementi superiori al 30%, quelli delle semole di grano duro quasi raddoppiano, segnando aumenti vicini al 90%. Oltre questi, il 2021 è stato un anno di forte aumento per le tariffe: l’energia elettrica è aumentata del 15% e il gas naturale del 21%. Il 2022 inizia con un’ulteriore fiammata dei beni energetici +38,6%, a causa di quelli della componente regolamentata +93,5%; continuano infatti ad accelerare i prezzi dell’energia elettrica del mercato tutelato +103,4% e quelli del gas di città e gas naturale +84,4% e anche se più contenuta dell’energia elettrica mercato libero +32,0% e del gas di città e gas naturale. Questo significa che la componente energetica raddoppia la propria incidenza sulla struttura dei costi aziendali”.
“Per chiudere – conclude Trombini – abbiamo alle porte il rinnovo del CCNL che porterà un ulteriore rincaro del costo del lavoro che inciderà sulla componente per circa il 5%. Gli aumenti sopra accennati non si sono traslati al momento sui prodotti al consumo che hanno continuano a registrare variazioni dei prezzi molto inferiori all’inflazione media e in linea all’inflazione alimentare, ma non sappiamo fino a quando potremo resistere senza interventi di sostegno perché è difficilissimo recuperare tali costi essendo talmente elevati e non ristorati con validi effetti dai provvedimenti adottati dal Governo che intervengano sui costi di sistema”.