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I buoni pasto non sono più “buoni”: tassa occulta oltre il 20%

 Le imprese denunciano le storture del sistema e manifestano il 15 giugno sospendendone l’accettazione

Se non ci sarà una riforma radicale del sistema di erogazione dei buoni pasto, le imprese della distribuzione commerciale e della ristorazione potranno smettere di accettare i ticket.

Un danno enorme per circa 3 milioni di lavoratori pubblici e privati che utilizzano quotidianamente questo strumento per assicurarsi il pasto.

A lanciare il grido di allarme prima di avviare azioni ancora più drastiche sono le principali associazioni della distribuzione e della somministrazione – ANCD Conad, ANCC Coop, Confesercenti, (con FIEPeT e Fiesa e Assodistribuzione), Federdistribuzione, FIDA e Fipe Confcommercio – che oggi 8 giugno 2022 pubblicano inserzioni sulle principali testate giornalistiche per accendere un riflettore sulla degenerazione del sistema dei buoni pasto.

“Per il Presidente Fiesa Daniele Erasmi occorre partire da tre elementi: l’abbattimento delle commissioni che oggi gravano in modo sproporzionato sulla distribuzione (mediamente tra il 15 e il 18%), la regolamentazione dei rimborsi e dei tempi di pagamento e la revisione dei meccanismi di gara per l’aggiudicazione del servizio di fornitura dei buoni pasto, con una copertura fidejussoria adeguata a carico delle società emettitrici partecipanti agli appalti e una  forte premialità  per la garanzia di continuità, di prossimità, di qualità e capillarità del servizio offerto, assunto alla base della valutazione economica vantaggiosa, superando lo schematismo penalizzante del maggior ribasso a danno del servizio, poiché questo significa, in ultima analisi, danneggiare i cittadini.”

“In questa battaglia, aggiunge Marco Annarumi, Presidente Assodistribuzione, esercenti e consumatori devono stare dalla stessa parte: garantire il valore facciale dei buoni pasto e impegnarsi perché ulteriori ipotesi di defiscalizzazioni dei buoni oltre le attuali soglie siano condizionate  a criteri equitativi, di sostenibilità  e al contenimento dei costi di commissioni, insieme ad adeguate garanzie fidejussorie a carico delle società emettitrici dei ticket per evitare il ripetersi di fallimenti che vengono fatti pagare agli esercenti, come anche di recente è avvenuto.”

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