La pizza napoletana come patrimonio immateriale dell’umanità riconosciuto dall’Unesco. E’ la petizione che è stata lanciata dall’Associazione Piazzaiuoli Napoletani, con la Fondazione Univerde, con Coldiretti, con Fiesa e Fiepet.
A scendere in campo anche il sistema Confesercenti. “Le nostre imprese – ha spiegato in una nota Vincenzo Schiavo, Presidente della Confesercenti Napoli e Campania – sostengono questa battaglia volta alla difesa di un patrimonio italiano e napoletano, l’arte dei pizzaioli, ovvero una delle radici della nostra cultura e della nostra storia.
L’Italia deve essere coesa per tutelare un patrimonio nazionale che, tra l’altro, produce un volume d’affari di 12 miliardi di euro con quasi 200mila addetti e con 51.500 esercizi tra pizzeria, ristoranti e pizzerie a taglio o da asporto. La pizza fa parte dell’artigianato, della cultura e della storia del nostro Paese e merita di diventare patrimonio dell’Unesco.
Dopo questo riconoscimento il secondo passo sarà quello di creare un marchio italiano, o ancora meglio napoletano, per creare una scuola e una formazione mondiali di pizza”.
L’iniziativa ha già portato alla raccolta di mezzo milione di firme.
“Contiamo di far esaminare dal Comitato Mondiale, attualmente in Namibia, entro il 2016 anche questa candidatura per l’Italia – ha commentato l’Onorevole Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente della Fondazione Univerde – Accogliamo con piacere il sostegno della Confesercenti, perché parliamo della difesa di una capacità umana e artigianale, non certo di una ricetta ma di una competenza di quello che è un vero e proprio fenomeno culturale”.
“La pizza napoletana è senza dubbio uno dei simboli dell’italianità in tutto il mondo – ha spiegato Mauro Bussoni, Segretario Generale Confesercenti – ma al di là dell’elemento simbolico, i dati sulla produzione, sul consumo e sul giro d’affari che sono stati presentati oggi danno la dimensione del successo che questo prodotto riscuote ovunque. La scelta di Confesercenti di sostenere questa iniziativa nasce dalla convinzione che il riconoscimento da parte dell’Unesco possa dare il meritato valore ad uno dei prodotti Made in Italy più famosi al mondo”.
“La pizza è uno dei prodotti simbolo della cucina e della cultura italiana nel mondo – ha sottolineato invece Esmeralda Giampaoli, Presidente di Fiepet – tuttavia il processo di massificazione ha avuto effetti collaterali, portando grandi catene e pizzerie ‘improvvisate’ a proporre tipologie di pizza lontanissime dalla tradizione e dagli standard qualitativi originali. La petizione serve anche a riportare l’attenzione sulle produzioni di pizza di alta qualità”.
“La pizza, e lo dico con l’orgoglio di operatore italiano, l’abbiamo inventata noi”, ha affermato Davide Trombini, Presidente di Assopanificatori-Fiesa “primi fra tutti i napoletani che con un pezzo di pane schiacciato, un po’ di pomodoro alici e mozzarella hanno dato vita ad uno dei prodotti italiani più famosi al mondo. Oggi la pizza nei nostri forni rappresenta una buona opportunità di business e soprattutto rappresenta una grande chance di mercato e di differenziazione dell’attività per i fornai e le panetterie”.
La pizza resta l’alimento preferito degli italiani. In uno studio di Confesercenti sul territorio nazionale, si mette in evidenza come negli ultimi dieci anni la spesa complessiva delle famiglie in servizi di ristorazione ha avuto un andamento migliore rispetto alla spesa complessiva e a quella alimentare. In Italia ci sono circa 12mila esercizi di pizzerie a taglio e con servizio a domicilio, 14mila pizzerie tradizionali con servizio al tavolo, 12,5mila tra ristoranti/pizzerie e bar/pizzerie e 13mila panetterie, rosticcerie e gastronomie, per un totale di 51.500. Il volume d’affari relativo alla vendita di pizza (incluse le surgelate) raggiunge i 12 miliardi di euro con quasi 200mila addetti.