Da oggi in poi in Sardegna il pane fresco sarà tutelato e venduto “entro la giornata in cui si è concluso il processo produttivo”. Quello precotto o precongelato, invece, verrà messo in vendita “in scaffali ben distinti e separati da quelli del pane fresco e accompagnato dalla dicitura ‘pane ottenuto da cottura di impasti'”, per evitare confusione tra i due prodotti. Viene inoltre istituito un contrassegno regionale attestante la vendita di pane fresco con precise indicazioni sulle modalità di realizzazione del prodotto e sulle materie prime utilizzate.
Lo prevede la Legge di tutela del pane fresco e dei pani tipici della tradizione sarda approvata oggi all’unanimità dal Consiglio Regionale, dopo il varo bipartisan in Commissione Attività Produttive.
Nella normativa, che unifica le proposte di Legge presentate da Daniela Forma del PD e da Luigi Crisponi dei Riformatori, viene istituito il Registro Regionale delle tipologie da forno tipiche della tradizione isolana e previsto un percorso di accompagnamento per l’accesso al regime delle denominazioni di origine protetta, delle indicazioni geografiche protette e delle specialità tradizionali garantite.
Oltre a puntare su azioni per il contrasto all’abusivismo, nei 15 articoli la Legge individua negli accordi di filiera lo strumento prioritario da mettere in campo per valorizzare l’intera produzione. “Ad oggi – ha spiegato Daniela Forma – la Legge non permetteva al consumatore di riconoscere il pane fresco di giornata rispetto a quello conservato, precotto o presurgelato, distinzioni estremamente importanti sia per i panificatori che per i consumatori in quanto le differenze sono sostanziali non solo sui tempi e modalità di preparazione, ma soprattutto sul livello nutrizionale. E’ nata da qui l’esigenza di una proposta legislativa che aggiorni la normativa del settore della panificazione che in Sardegna è composto da circa 1.050 imprese con oltre 4.000 addetti e 350 milioni di euro di fatturato totale annuo.
Un settore vitale – ha sottolineato l’esponente del PD – che porta con sé un sistema di competenze e tradizioni che oggi sono in grado di soddisfare una domanda che varia dal pane comune, ai pani tipici, come il carasau, sino ai pani rituali e quindi più vicini alla tradizione”. “Abbiamo voluto valorizzare le nostre tradizioni più vive – ha aggiunto Crisponi – preservandole dalla pressione della modernizzazione che spesso grava sui consumatori in modo maldestro. Il testo unificato disciplina in maniera organica l’attività della panificazione, tutela le capacità professionali degli imprenditori, assicura il valore delle produzioni da forno tipiche e infine garantisce gli utenti su caratteristiche e ingredienti contenuti nei prodotti panari posti sui banchi di vendita”.