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Regolamento sottoprodotti di origine animale l’Unione europea studia modifiche peggiorative

 A rischio la raccolta e il conferimento, così si creano problemi ambientali

L’Unione europea ha allo studio una proposta di modifica al Regolamento 1069/2009 che concerne il trasporto di prodotti derivati dagli scarti della lavorazione delle carne e non destinati al consumo umano.

Le questioni principali affrontate nella proposta di modifica sembrerebbero ruotare intorno alla logistica attinente il trattamento dei sottoprodotti di macelleria. In particolare, la temperatura e il trasporto/ raccolta.

Per Fiesa Assomacellai è importante   che qualsiasi deroga ai requisiti di temperatura dovrebbe essere evitata così come la previsione della norma di stoccaggio alle 48 ore a 20° presso il produttore di sottoprodotti di origine animale.

“Una tale previsione-dice Gianpaolo Angelotti Presidente di Fiesa Confesercenti- introdurrebbe oneri sui piccoli e medi produttori come macellerie e vendite al dettaglio insostenibili, conseguendo due effetti contrapposti: da un lato la difficoltà di conferimento di questi prodotti che finirebbero su canali non controllati e dall’altro la sottrazione al mercato di un prodotto sempre più richiesto dal mercato.  Su questo punto appare difficile garantire un processo di lavorazione non superiore a 20° considerato che in fase di macellazione l’animale è a 37° e che i sottoprodotti vengono fatti raffreddare a temperatura ambiente senza nessun processo di accelerazione. Per quanto concerne le 48 ore, una contrazione così consistente dei tempi, considerati i passaggi settimanali, non appare percorribile. Ciò porrebbe un problema di smaltimento per le macellerie e le rivendite e di controlli effettivi che i produttori dovrebbero garantire. I raccoglitori al momento, per come sono strutturati, non sono in grado di garantire e dovrebbero affidarsi a delle certificazioni unilaterali. Il rischio è che il sistema di raccolta dei prodotti in oggetto si blocchi. Vi sarebbero allora rischi anche ambientali. Infatti, sulla questione della raccolta di materiali di categoria 3 non elaborati, la norma prevede che questo prodotto debba essere trasportato direttamente all’impianto di trasformazione o di produzione di alimenti per animali. Ciò implicherebbe l’impossibilità di fare “tour di raccolta” tra diversi stabilimenti, come avviene oggi, provocando un aumento dei costi di trasporto. Confesercenti esprime una posizione di netta contrarietà.

La previsione infatti che nel caso di sottoprodotti di origine animale deperibili, questa temperatura non debba superare un massimo di 7 ° C, a meno che non siano:

– trattati entro 24 ore dalla raccolta per il trasporto e immagazzinati nel luogo di produzione per un periodo massimo di 48 ore a temperatura ambiente non superiore a 20 ° C;

– utilizzati per l’alimentazione a norma del capitolo I dell’allegato II;

– autorizzato per l’alimentazione speciale a norma dell’articolo 18, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 1069/2009;

blocca concretamente il sistema di raccolta e conferimento.

“Questa impostazione- continua Angelotti- andrebbe a vantaggio dei grandi gruppi che sarebbero in grado di garantire grandi quantità di materiale di categoria 3, mentre i piccoli con basse quantità non valorizzerebbero più questo materiale, in quanto il singolo ritiro diventerebbe economicamente insostenibile e lo stesso prodotto rischierebbe un appesantimento economico. Considerato che le attuali regole di trasporto dei sottoprodotti di origine animale non hanno provocato né rischi per la salute né problemi commerciali, risolvendo il problema del conferimento di questi prodotti ad un canale specializzato nel trattamento e nel riutilizzo, confermando anche un indirizzo di contrasto agli sprechi alimentari, non si comprende la ratio della proposta normativa europea.”

Da quanto sopra appare evidente che queste nuove norme provocheranno una diminuzione dell’utilizzo della categoria 3 nei mangimi o negli alimenti per animali domestici andando contro gli sforzi fatti dalla UE per il riuso degli scarti della lavorazione alimentare e di contrasto allo spreco.

Infine, ciò con molta evidenza comporterebbe un aumento dei costi della produzione e della logistica/trasporti con aumenti per il prezzo delle carni al consumo.

“se la proposta allo studio dovesse concretizzarsi sarebbe un pessimo servizio che l’Unione europea fa ai consumatori e alla filiera- conclude Angelotti”