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Report riunione Presidenza Fiesa

Emergenza Covid –  provvedimenti governativi –  andamento vendite –  iniziative federali

al centro della Presidenza Fiesa

 

Nuova Emergenza Covid-19, provvedimenti del Governo, andamento delle vendite negli esercizi di prodotti alimentari nella seconda fase pandemica, consegne a domicilio, iniziativa Fiesa, “adotta il tuo negozio di alimentari di fiducia”, presentazione della ricerca Fiesa Confesercenti-Federin modalità video conferenza. Andamento negoziale con le OO SS per il CCNL della panificazione, analisi del progetto etichettatura carni bovine, d’intesa con OICB, lavori usuranti e previsioni consumi gli altri temi discussi.

Ha aperto i lavori il Presidente Fiesa Gianpaolo Angelotti che ha svolto l’introduzione ai lavori evidenziando il ruolo positivo svolto dalle imprese di vicinato alimentare anche nella nuova fase di emergenza sanitaria. Le Pmi della distribuzione di vicinato stanno garantendo un servizio essenziale ai cittadini e ai territori coinvolti nelle misure di drastico contrasto alla diffusione del Covid-19 e quindi assoggettati alla riduzione della mobilità. Come già successo a marzo, aprile e maggio dell’anno in corso le attività della piccola e media distribuzione alimentare sono state in prima linea accanto alle famiglie per garantire i servizi commerciali di prima necessità. In una situazione di grande difficoltà per il paese anche le nostre attività, in relazione alla merceologia e ai diversi luoghi di insediamento, hanno risentito delle limitazioni e del generale clima di incertezza.

In questa fase Fiesa e Confesercenti nazionale hanno svolto un ruolo essenziale per la tutela delle pmi rappresentate, sia in sede politica di confronto con il Governo che nella prestazione di servizi alle imprese per aderire alle misure di sostegno messe in campo in materia fiscale e previdenziale, creditizia e di fondo perduto. Laddove non si è ottenuto il giusto riconoscimento Confesercenti non ha estato a far ricorso all’Antitrust per contrastare e regolamentare le vendite on line e al Tar per dare la possibilità di apertura ai negozi nelle gallerie commerciali.

Nello specifico del settore, nonostante le imprese siano tutte aperte, anche loro hanno riportato, chi più chi meno, contrazioni nelle vendite. I negozi alimentari dei centri storici certamente pagano in maniera consistente la mancanza di mobilità dei cittadini e la rarefazione della clientela, quelli delle città d’arte la mancanza di turismo, le piccole aziende specializzate nella preparazione dei pasti per la consumazione sul posto soffrono per il ricorso allo smart working. Queste ultime, gastronomie e laboratori di vicinato alimentare, hanno perso anche il 50% dei loro fatturati e si ritrovano escluse dai provvedimenti ristori. Queste criticità, accentuate in alcune realtà urbane come Roma, Milano, Napoli, reclamano un provvedimento di sostegno. A questo occorre aggiungere che nel settore le perdite di fatturato si collocano al di sotto del target del 33% individuato dal Governo per accedere ai benefici e questo pone un obiettivo problema al nostro come ad altri comparti. In questo contesto i nostri negozi hanno operato ed operano, pur tra mille difficoltà, per garantire la continuità del rifornimento alimentare, circostanza che andrebbe debitamente valutata e sostenuta.

Il report dell’andamento delle vendite segnala sostanziale stabilità nelle medie superfici e negli esercizi specializzati del settore ittico e dell’ortofrutta, leggere contrazioni nelle macellerie con flessioni sul bovino, dove si apprezza una rivalutazione del secondo taglio, e recupero delle carni avicunicole; contrazioni nella panificazione, in alcune zone anche del 15-20%.

Il quadro attuale indica un andamento delle vendite, anche in previsione delle festività natalizie, in tono minore, con un taglio significativo alla regalistica alimentare, che negli ultimi anni aveva sostenuto il fatturato, e una spesa più contenuta a causa delle restrizioni a tavola previste dalla normativa anti Covid che potrebbe essere controbilanciata dalla necessità di limitare gli spostamenti e le uscite. Un quadro di grande incertezza che si delineerà con maggior chiarezza nei prossimi giorni con gli attesi nuovi provvedimenti.

Per supportare le attività nelle consegne a domicilio, sempre più richieste, Fiesa ha elaborata una nota ad uso interno delle aziende che consente, in ragione dell’emergenza COVID-19, di modificare i propri assetti organizzativi dando la possibilità di assegnare, a parità stipendiale, al proprio personale dipendente mansioni appartenenti al livello di inquadramento inferiore che sono, in ogni caso, rientranti nella medesima categoria legale, destinandoli ad effettuare consegne, con o senza mezzi di locomozione, presso il domicilio dei propri clienti. Ciò vale anche per i panificatori laddove necessitino di rafforzare il servizio di consegne a domicilio. Sono inoltre allo studio apposite convenzioni per sostenere tale attività.

La Presidenza ha quindi passato in rassegna il decreto Ristori quater  e il DDL Bilancio osservando che l’omissione dall’elenco dei beneficiari del codice Ateco delle attività di vendita dei prodotti alimentari non tiene conto del fatto che molte aziende si erano specializzate, nella consumazione sul posto, come nel caso di paninerie e gastronomie, impedita dai provvedimenti restrittivi. Tale esclusione determina una discriminazione. Fiesa giudica inaccettabile la gestione dei codici Ateco, ridotta quasi ad una lotteria. Più corretto è il criterio sostenuto da Confesercenti di riconoscere un contributo a tutte le imprese che abbiano subito una perdita di fatturato in conseguenza delle norme anti Covid, a prescindere dal codice attività. E’ un tema su cui insisteremo e che Confesercenti rilancerà nel confronto con il Governo, in coerenza con il principio adottato per lo slittamento delle scadenze fiscali. Sul DDl Bilancio, Fiesa è nuovamente intervenuta in tema di pensionamento e lavori usuranti segnalando la necessità di prevedere modifiche legislative intese ad  allargare la base dei beneficiari dell’anticipo di pensione ad alcune categorie del lavoro autonomo, ovvero a coloro che hanno svolto lavori particolarmente faticosi e pesanti,  come lavori usuranti, cui affidare la possibilità di andare in pensione prima rispetto all’età ordinaria per la vecchiaia con un’anzianità contributiva di almeno 35 anni ed un’età di 61 anni e 7 mesi

Per Fiesa, tra i lavoratori autonomi meritevoli di tale riconoscimento, vi sono le seguenti categorie: i fornai che hanno cicli ineliminabili di lavoro notturno, carichi pesanti, lavoro ripetitivo, malattie professionali numerose, sia per allergie che per patologie respiratorie; i macellai che sono sottoposti a carichi pesanti, alternanza caldo/freddo, lavoro in celle frigorifere, mani costantemente nel freddo; i Commercianti ittici che svolgono lavoro costante con le mani nel ghiaccio, lavoro in celle frigorifere, alternanza caldo freddo.

La mancata inclusione dei lavoratori autonomi citati non risponde ai criteri di equità e giustizia sociale e di conseguenza risulterebbe gravemente lesiva del principio della pari dignità sociale dei cittadini di fronte alla legge senza distinzione di condizioni personali e sociali, garantito dalla nostra Costituzione. E’ una discriminazione che si perpetua da anni e condanna i lavoratori autonomi ad essere cittadini diversamente considerati e condannati ad una tutela minore. Fiesa in più occasioni ha fatto rilevare in passato l’anomalia e criticità costituita dalla mancata estensione del beneficio pensionistico al lavoro autonomo, nonostante tale principio fosse contenuto nella Legge n. 335/1995. Quest’ultima, infatti, stabilisce che la norma in questione riguarda tutti i lavoratori, dipendenti, pubblici e privati e autonomi.

Sulla questione della lotteria dello scontrino è stato rilevato che nonostante la contrarietà dell’Associazione, entrerà in vigore dal 1°gennaio 2021. Sulla misura Confesercenti ha reiterato la richiesta di dare il necessario tempo alle aziende di poter adeguare gli strumenti di registrazione e trasmissione dei dati necessari. Il ritardo nell’adeguamento è da attribuirsi alle limitazioni imposte dalla normativa Anticovid e dai ritardi delle case di assistenza tecnica per l’adeguamento dei registratori di cassa. Ad oggi in base a fonti di stampa risulta che meno della metà delle macchine installate siano operative e pronte per l’avvio del nuovo adempimento. Già questo dato di per sé dovrebbe consigliare il Governo per un rinvio della norma o un regime di entrata in vigore graduale.

Confesercenti ha reiterato la richiesta di concedere più tempo per adeguare i registratori.

La Presidenza ha quindi affrontato la questione del rinnovo del CCNL dei panificatori. La Presidenza ha apprezzato il lavoro svolto dalla delegazione Assopanificatori che ha giustamente sostenuto, al tavolo negoziale con le sigle dei lavoratori dipendenti Flai Cgil Fai Cisl e Uila Uil, che in questo momento di grande difficoltà ed incertezza sul breve medio periodo non è né saggio né possibile pensare ad ipotesi di rinnovo del Contratto nazionale. Manca, infatti, un quadro di riferimento certo nel quale collocare ipotesi di rinnovo contrattuale; il buon senso dovrebbe guidare tutti ad un maggior giudizio sulle difficoltà delle imprese in questo momento evitando situazioni negoziali imbarazzanti. Più logico appare il proseguimento del confronto per socializzare con la rappresentanza del mondo del lavoro dipendente le difficoltà delle imprese, le limitazioni produttive subite, le perdite di fatturato maturate e comprendere in che modo le parti negoziali possano introdurre azioni finalizzate alla tutela delle imprese e dei posti di lavoro altrimenti a rischio. Il salto culturale che il Sindacato dei lavoratori deve fare è nel comprendere che ci sono momenti in cui cooperare è fondamentale e viene prima delle rivendicazioni. In questo senso Fiesa Assopanificatori ha confermato il prosieguo del confronto in sede tecnica alfine di individuare azioni utili a rafforzare il sistema di imprese e lavoratori.

Da ultimo la Presidenza ha approvato il progetto di un marchio di qualità da introdurre all’interno della produzione e commercializzazione della carne bovina, rispettosa dei protocolli di produzione, della stringente normativa sulla sicurezza alimentare e sul benessere animale. Tale progetto dovrebbe collocarsi in una logica di filiera integrata dalla produzione alla distribuzione.