Si è svolta nei giorni scorsi la riunione del Coordinamento di Assopanificatori dedicata all’esame della piattaforma sindacale fatta pervenire dalle Organizzazioni dei lavoratori dipendenti di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil.
L’incontro ha fatto il punto sullo stato delle relazioni industriali del settore, della bilateralità, dell’iter legislativo della PDL sulla definizione di panificio e pane fresco in corso di presentazione alla Camera dei Deputati.
La riunione ha formulato la composizione della delegazione di Assopanificatori al Tavolo negoziale con Federpanificatori e Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil.
Sul rinnovo del CCNL il Coordinamento ha svolto un approfondito analisi dei contenuti normativi e degli aspetti economici.
Assopanificatori condivide gli auspici contenuti nella premessa della piattaforma sindacale circa un miglioramento delle attuali condizioni di mercato. Ma nota che ad oggi la situazione del Paese, sotto il profilo economico e sociale, appare tuttora preoccupante e l’andamento dei consumi non mostra segni di miglioramenti. Sembra pertanto un po’ azzardato, dopo 7 anni di crisi, immaginare a breve un’inversione di tendenza. In questo senso i consumi continuano a premiare l’attrattiva del prezzo rispetto alla qualità delle produzioni artigiane, prova ne sono sia gli andamenti delle vendite degli hard discount che la continua moria di PMI artigiane e della vendita di pane. Se peraltro corrisponde al vero la percezione di alta qualità che l’artigianato della panificazione rilascia al consumatore italiano è altrettanto vero che gli ultimi anni hanno visto il dilagare delle produzioni industriali di pane e di prodotti da forno la cui provenienza è – almeno per le materie e i preparati di base – di origine estera. Un fenomeno destinato – almeno fintantoché ci sarà la forte crisi del potere d’acquisto degli italiani – a radicarsi in considerazione della perdurante crisi di fiducia del consumatore italiano che induce a privilegiare acquisti veloci, a basso prezzo. Ciò si tira dietro le considerazioni sul valore delle produzioni, sulle origini di esse, sui processi produttivi. E’ evidente che siamo in presenza di crescenti quantitativi di produzioni industriali di pane e prodotti da forno e per la prima colazione derivanti da semilavorati e prodotti surgelati provenienti dall’estero, talvolta da aziende delocalizzate.
Ciò detto Assopanificatori ha condiviso l’apprezzamento sul funzionamento dell’Ente Bilaterale anche se occorre dare più propulsività all’azione di sostegno e affiancamento alle imprese, sia verso le attività a tutela della professionalità che verso quelle vocate allo sviluppo, sia verso le imprese che verso i dipendenti.
L’Assopanificatori condivide il prolungamento della durata contrattuale a 4 anni e la valorizzazione del ruolo di Ebipan nella divulgazione del CCNL e riafferma la validità dello strumento della contrattazione di secondo livello territoriale/aziendale, quale leva di valorizzazione delle relazioni peculiari dei singoli territori, senza che questo si riveli un ulteriore appesantimento.
L’Associazione riafferma la convinzione condivisa sul ruolo centrale e strategico della formazione continua quale strumento di potenziamento delle politiche di qualità a difesa del settore sia delle aziende che dell’occupazione.
Assopanificatori rilancia la necessità delle aziende a poter utilizzare la leva della flessibilità delle mansioni soprattutto in una fase di crisi economica e dei consumi. Forte interesse si manifesta per il lavoro a chiamata e per la maggiore flessibilità nei contratti a termine non legati a soglie percentuali prestabilite, ma rimesse alle esigenze della domanda e della produzione. Notevole attenzione va posta alla questione della gestione della flessibilità oraria, in considerazione delle peculiarità conclamate del settore.
Sulla questione economica, infine, la richiesta, a parere della Federazione, dovrà essere materia di apposito confronto tra le parti ben sapendo che la lunga crisi economica di questi anni ha debilitato lo stato di salute (e patrimoniale) delle aziende artigiane che hanno combattuto una battaglia impari contro la GDO e la diffusione di prodotti di pane da semilavorati e congelati provenienti da Paesi a ridotto costo del lavoro e con un differenziale dei costi di produzione smisuratamente più agevoli in termini di norme igienico sanitarie e di diritto del lavoro, in anni in cui la cifra è stata la deflazione e la perdita del potere d’acquisto dei consumatori.