Venezia, un viaggio dal Rinascimento a Canova
Presso il Museo Correr di Venezia, nella magica atmosfera natalizia lagunare, fino al 10 aprile un ritorno agli splendori del Rinascimento attraverso l’arte di Andrea Schiavone, con ben 140 opere del maestro provenienti da collezioni di tutto il mondo, 80 delle quali mai viste prima in Italia. Dipinti, disegni e stampe, più un ricco nucleo di libri e documenti storici, provenienti dal Metropolitan Museum of Art di New York, dalla Gamdälde Galerie di Dresda, dal Musée du Louvre di Parigi e dal British Museum di Londra: per la prima volta, oltre ad alcuni inediti, si potranno confrontare i capisaldi dell’opera pittorica di Schiavone con i maggiori artisti del tempo, come Tintoretto, Tiziano e il Parmigianino.
Sapori di Natale: A testimoniare l’intimità familiare, la notte di Natale ci si raduna davanti al caminetto dove arde il “soco”, in attesa del cenone: ricco, ma rigorosamente di magro, prevede bigoli preparati in casa in salsa di sardelle e la “sciusciassa”, un pane natalizio a forma di focaccia cotto sul testo, una lastra di terracotta.
Tra i dolci di Natale, in Veneto, è d’obbligo la “sbrisolona”, una crostata di mandorle che un tempo si faceva solo in quel giorno. Oltre ai bigoli, i piatti tipici della tradizione natalizia sono gli stropei, gnocchi di patate fritti e quale dolce, la pinza della befana, una torta con frutta secca, canditi, grappa e mele fresche.
Nel Cadore, il pasto natalizio doveva essere qualcosa di diverso dai soliti piatti quotidiani a base di polenta, patate, formaggio o minestra. Si poteva degustare con la polenta lo spezzatino, la verdura oppure la pasta con la carne e dolci fatti in casa. In pochi potevano permettersi l’arrosto, la mostarda e il mandorlato. In qualche casa si poteva trovare l’albero di Natale, un pino vero adornato con frutta quali mele o mandarini e qualche batuffolo di cotone a simboleggiare la neve.
Per la Vigilia di Natale in Cadore ha una tradizione antica il “Pan de la Makaneta”. In questo giorno veniva consegnata ad ogni capofamiglia una forma di pane, rotonda e di circa un chilo di peso. Alle famiglie più povere veniva donata anche una sostanziosa fetta di ricotta.
Le origini di questa antica tradizione si fanno risalire al 30 gennaio 1488, quando una certa “Domina Maria Machagneti”, residente a Calalzo, redasse il proprio testamento: ogni anno dovevano essere celebrate quattro messe a suo suffragio e doveva essere offerto un pasto per tutti i calaltini. L’usanza era di mangiare un po’ di pane con le fave, ma con l’andare del tempo le fave vennero sostituite con la ricotta. Questa tradizione durò fino al 1907, data nella quale venne cancellata dopo circa 400 anni.
Al Palazzo delle Esposizioni di Roma .. Impressionisti e moderni
“Impressionisti e moderni. Capolavori della Phillips Collection di Washington” è la mostra che sarà possibile visitare fino al 14 febbraio 2016, nelle sale del piano terra di Palazzo delle Esposizionia Roma. L’esposizione romana rende omaggio alla collezione e al suo fondatore, ospitando alcune delle maggiori opere; curata da Susan Behrends Frank, la mostra segue un andamento cronologico, ogni sala è dedicata infatti ad un periodo o ad una corrente artistica, partendo dal classicismo fino ad arrivare all’Espressionismo astratto, creando un percorso coerente e ordinato che permette al visitatore di compiere un viaggio temporale nella storia dell’arte e di comprendere al meglio come il linguaggio e le tematiche artistiche si siano evolute nel tempo e siano frutto di una storia e di un percorso.
Sapori di Natale: La cena della Vigilia è rigorosamente di magro, con il trionfo del fritto (carciofi, ricotta, baccalà, mele, cavolfiore, ecc.), seguito da una minestra di arselle, oppure una minestra di ceci o la pasta al tonno. Il capitone viene servito in umido o allo spiedo, mentre una volta il dolce tipico era la “nociata”.
Il Pranzo di Natale solitamente è a base di cappelletti in brodo di cappone, seguito da cappone lesso. Nelle campagne laziali spesso al posto dei cappelletti si consumano tagliolini in brodo e per secondo, assieme al cappone, si serve anche la gallina ripiena.
Il dolce tipico del Natale nella maggior parte del Lazio è il “pangiallo”, una volta fatto con pochi, semplici ingredienti, ora arricchito da molta frutta secca. Molto diffusi anche i “mostaccioli”, dolcetti fatti con farina, miele, chiare d’uovo, pepe e cannella, tipici di questo periodo un po’ in tutta Italia e d’antica origine: pare che un pezzetto di mostacciolo sia stato l’ultimo cibo gustato da San Francesco.
A Palermo “Qualcosa di mio” di Letizia Battaglia
Presso il Museo Civico di Castelbuono (Pa) si è aperta la mostra “Qualcosa di mio” di Letizia Battaglia, fotografa palermitana di fama internazionale. Si tratta di un’esposizione, visitabile fino al 6 marzo 2016, legata al “mondo delle donne”, una ricerca sull’universo femminile, lontano dalla cronaca delle foto di mafia. La mostra, a cura di Alberto Stabile e Laura Barreca, raccoglie immagini di donne, bambine, i loro sguardi, i gesti quotidiani catturati nella crudezza del bianco e nero in una Sicilia fuori dal tempo, eppure oggi inconfondibile. Presentata al pubblico per la prima volta lo scorso agosto presso l’Ex Stabilimento Florio delle Tonnare di Favignana e Formica, la personale è co-prodotta dal Museo Civico di Castelbuono.
Sapori di Natale: La tradizione natalizia della Sicilia si esprime essenzialmente nella variegata quantità e simbologia dei dolci, spesso accompagnati o confezionati con la frutta secca.
La sera della Vigilia, in Sicilia, i piatti tipici sono la pasta con le acciughe, consumata specialmente a Siracusa, le anguille, il baccalà e, a Messina, lo stoccafisso. Tra i piatti salati delle feste di Natale si distingue un timballo di riso della Sicilia orientale, ricco di sapori e di ingredienti, chiamato localmente “tummàla” e indirettamente legato alla presenza degli arabi in Sicilia. Il timballo di riso siciliano è un piatto sontuoso, preparato ancora in molte case, anche se con versioni che cambiano da famiglia a famiglia.
Durante tutte le feste perduta l’usanza di tenere un cesto di vimini, nel quale sono riposti i dolci da offrire a quanti visitano la famiglia per lo scambio di auguri. I dolci sono numerosi: la “pasta reale” (farina bianca, farina di nocciole, zucchero, latte), i cannoli di ricotta, ciambelle al sesamo, torrone natalizio e pignolata messinese.